Per la sola ozonizzazione, le rimozioni di DCF, SMX e CBZ sono state rispettivamente 73%, 51% e 59% in singole soluzioni e 73%, 49% e 55% in miscela, ottenute in 40 min e con un flusso di O3 di 3,3 g/h. Tali percentuali sono simili e fanno intendere che le velocità delle reazioni e la quantità di ozono necessaria sarebbero diverse se si volesse ottenere una rimozione totale dei singoli prodotti farmaceutici. Questo è dovuto probabilmente alle caratteristiche di reattività dei componenti, alla loro struttura molecolare e alla competitività che possono mostrare quando sono compresenti. Infatti, i valori diminuiscano leggermente nel caso della miscela rispetto alle singole soluzioni poiché l’ozono non è selettivo e reagisce con tutti i composti contemporaneamente \cite{Larcher_2012}.
In un secondo momento, introducendo gli US in modo costante, è stato fatto variare il flusso di O3. Si è visto come, anche per valori inferiori a 3,3 g/h di O3, si ha subito un netto potenziamento del processo. Ad esempio, considerando le stesse condizioni di 3,3 g/h di O3 per 40 min, il DCL è stato rimosso al 94% e il SMX al 61% in singole soluzioni, un po' meno in miscela. Questo grazie alla maggiore produzione di radicali idrossilici, facilitata dalla rottura, da parte degli US, delle molecole di ozono in microbolle che possono maggiormente reagire con la fase liquida e allo stesso tempo intensificano l’effetto di cavitazione \cite{Naddeo_2015}.
Conclusioni
La presente trattazione vuole mettere in evidenza un’attuale problematica, quale la presenza di prodotti farmaceutici nell’ambiente, e quelle che sono le soluzioni proposte dalla letteratura scientifica, in particolare il trattamento ibrido O3/US. In generale, si può affermare che gli effetti dell’ozonizzazione sono amplificati dalla sonolisi e che è possibile ridurre la dose chimica di reagente. D’altra parte, non può essere definita una dose ottimale che consenta contemporaneamente di eliminare tutti i composti bersaglio perché il potenziale di rimozione dei contaminati dipende dagli stessi.
Un’altra importante conclusione è che la presenza simultanea di DFC, SMX e CBZ non costituisce un impedimento nel lasciarsi degradare, in questo senso sono poco competitivi, e dunque che l’uso di ozono/ultrasuoni può essere applicato alle reali acque reflue come ulteriore trattamento biologico poiché, dalle sperimentazioni, sono state dimostrate valide rese di rimozione.
Le variabili di cui tener conto sono tante, per questo si ha la necessità di incrementare la ricerca su questa valida soluzione tecnologica, in modo da acquisire tutte le competenze per poter rimuovere i prodotti farmaceutici nell’ambiente.