Le fonti emissive di cui è composta l’Impronta Carbonica aziendale possono essere raggruppate in tre macro-classi SCOPE 1, SCOPE 2 e SCOPE 3. Tale categorizzazione si rende necessaria per stabilire quali fonti emissive siano sotto il diretto controllo della società e quali sotto il controllo di altre organizzazioni, al fine di effettuare una distinzione fra fonti emissive dirette ed indirette.
SCOPE 1: emissioni dirette di GHG provenienti dalle installazioni presenti all’interno dei confini dell’organizzazione dovute all’utilizzo di combustibili fossili e all’emissione in atmosfera di qualsiasi gas ad effetto serra. Sono emissioni dirette, per esempio, le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili negli impianti di riscaldamento; le emissioni dovute al consumo di carburanti per i veicoli aziendali; le perdite di gas fluorurati ad effetto serra dagli impianti di condizionamento.
SCOPE 2: emissioni indirette di GHG derivanti dalla generazione di elettricità, calore e vapore importati e consumati dall’organizzazione, in quanto l’importatore è indirettamente responsabile delle emissioni generate dal fornitore per la produzione dell’energia richiesta.
SCOPE 3: emissioni indirette dovute all’attività dell’azienda. Questa categoria include le fonti emissive che non sono sotto il diretto controllo aziendale, ma le cui emissioni sono indirettamente dovute all’attività aziendale. Sono suddivise a loro volta in 15 categorie secondo le indicazioni del GHG Protocol.
L'industria della moda produce significative emissioni di gas serra. Queste emissioni sono legate alla produzione di materie prime e, inoltre, vi è la questione del trasporto di tessuti e prodotti finiti. Il mezzo di trasporto più comunemente utilizzato, in quanto più veloce, è l’aereo poiché la maggior parte degli abiti è acquistata in Occidente, vengono quindi importati dal sud-est asiatico. Il trasporto di materie prime e prodotti finiti, tuttavia, copre solo una parte delle emissioni di gas serra prodotte dall'industria del tessile. L'impronta ecologica della moda è particolarmente elevata a causa della produzione di tessuti. La sola produzione di cotone, materiali sintetici naturali e artificiali genera 1,2 miliardi di tonnellate di gas serra, secondo questa organizzazione ambientale.
Una leva per ridurre le emissioni nelle strutture aziendali è la riduzione di energia impiegata. Progetti che hanno portato alla diminuzione di questo dato sono stati la generazione di propria energia rinnovabile attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici e la promozione di misure di risparmio energetico attraverso la conversione all’illuminazione a LED. Rispetto alle tecnologie precedenti (lampade a fluorescenza o alogene), il risparmio energetico diretto e indiretto è stato significativo. Inoltre, il processo di riconversione a LED ha permesso la riduzione dei rifiuti da smaltire in quanto la vita utile delle nuove lampade è molto più lunga.
Il consumo di acqua calcolato è legato ai consumi di acqua potabile degli uffici, agli impianti di raffreddamento ad acqua dei negozi, oltre che ai consumi per il processo produttivo. Si nota però, che la maggior parte delle aziende considerate non riporta questo dato all’interno dei propri rapporti di sostenibilità o il dato risulta essere molto contenuto. Causa di questo molte volte deriva dal fatto che molte aziende non gestiscono direttamente l’attività produttiva. Tuttavia, sono stati avviati un programmi di sensibilizzazione del personale che prevedono materiale di comunicazione specificamente disegnato e collocato nelle aree in cui si consuma la maggior parte. Nel resto delle aziende il maggior consumo d’acqua deriva dalla catena di fornitura, in particolare nei processi di irrigazione e di produzione del cotone organico e nelle fasi di concia e tintura dei tessuti. L’approccio di miglioramento ha fatto sì che i processi fossero migliorati grazie all’introduzione di macchinari più efficienti e di nuova generazione e l’adattamento delle colture in territori maggiormente adeguati alla loro coltivazione.
Dall’analisi della produzione dei rifiuti nelle diverse aziende e delle pratiche messe da loro in campo per limitarne la generazione, si nota come negli ultimi anni siano state condotte analisi costanti dei processi e dei rifiuti prodotti in ogni fase di lavorazione svolte nelle sedi industriali per poi organizzare sistemi per la gestione della raccolta, stoccaggio temporaneo e smaltimento. Queste analisi hanno permesso di migliorare i cicli di produzione con una conseguente diminuzione della quantità di rifiuti prodotti e un aumento dei rifiuti destinati al recupero. Ulteriore pratica introdotta da molte aziende è l’attuazione di programmi di sensibilizzazione del personale su tematiche ambientali, con l’installazione di erogatori di acqua e distribuzione di borracce in acciaio carbon-neutral a tutti i dipendenti, per ridurre il consumo di bottigliette di plastica usa e getta e sono state allestite delle isole per la separazione ed il riciclo dei rifiuti prodotti in sede. Le nuove procedure hanno permesso di aumentare il riciclo di carta, plastica, vetro, cartucce per stampanti, non solo nei siti produttivi, ma anche negli uffici.